Fratture dello scafoide | Dott. Massarella
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Fratture dello scafoide

Cosa sono e come si curano

Hayden, Stoner, Salom… Sono sufficienti questi pochi nomi di piloti motociclisti professionisti a capire quanto siano frequenti e invalidanti le fratture dello scafoide carpale.

Lo scafoide è un piccolo osso che fa parte di quell’insieme di ossa interposte tra il radio e l’ulna, prossimalmente e distalmente, e le ossa metacarpali. Lo scafoide è posto nella colonna del primo raggio della mano: durante una presa oppure quando ci si tiene in caso di caduta accidentale, la mano viene spesso atteggiata in estensione ed espone lo scafoide a facili traumi.

La particolarità di quest’osso sta nel fatto che dal punto di vista anatomico presenta una vascolarizzazione precaria, formata da una sola piccola arteria che ne limita la capacità di guarigione in caso di frattura, specie nella parte dell’osso più vicina al radio detto polo prossimale.

Le fratture dello scafoide si classificano in base alla sede:

  • terzo prossimale
  • corpo
  • terzo distale
  • tubercolo scafoideo

La linea di frattura può essere trasversale, obliqua o verticale. Le fratture dello scafoide possono essere stabili o instabili e associarsi a lesioni dei legamenti carpali che connettono lo scafoide alle altre ossa vicine.

La frattura dello scafoide è un trauma ad alta energia: può colpire ad esempio un pilota quando cade dalla moto o quando riceve un colpo violento e cerca di atteggiare mani e polsi in senso di difesa (quindi in estensione). In quel momento lo scafoide viene compresso tra radio e trapezio e subisce le sollecitazioni di carico assoluto che provocano la frattura.

Più il trauma è violento, quindi ad alta energia, maggiore sarà l’impatto sull’osso.

Nelle fratture composte dello scafoide si avverte senso di fastidio con dolore moderato quando si muovono pollice e polso.

Nei traumi con scomposizione dei frammenti i sintomi sono:

  • forte dolore in sede di scafoide (sotto il 1° metacarpo, cioè nella tabacchiera anatomica)
  • ematoma
  • edema
  • impotenza funzionale

Alcune volte è sufficiente una radiografia standard, mentre in altri casi è necessaria una tac con ricostruzione 3D dello scafoide.

Nelle fratture dello scafoide semplici e composte si ricorre a un’ingessatura o a un tutore per circa 40 giorni.

Nelle fratture più complesse si attua un trattamento chirurgico di riduzione della frattura con vite, una tecnica mini invasiva percutanee ideale nel caso in cui non sia possibile l’intervento classico con chirurgia open e sintesi con vite.

Se la sintesi è stabile, è sufficiente una mobilizzazione con tutore per pochi giorni.

Se la frattura si consolida nei 35-40 giorni successivi al trauma si possono iniziare a eseguire esercizi riabilitativi di stretching capsulare al polso, di presa pinza bidigitale e a mano chiusa.

Il recupero dell’estensione del polso è molto importante perché il più delle volte questo deficit può permanere nel tempo e limitare i movimenti. È molto importante anche il recupero della flessione e supinazione del polso.

Se la guarigione dell’osso non dovesse avvenire correttamente potrebbe essere necessario un ulteriore intervento con innesto osseo e una nuova sintesi. In definitiva, se la guarigione procede bene, il ritorno alle attività sportive è quantificato in circa 3 mesi dal trauma.

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